Riportiamo alcune riflessioni e suggestiuoni tratte dalla giornata di ritiro spirituale e di fraternita che si è svolta il 30 marzo 2025 nel Seminario di Catania tra i membri della Famiglia Ecclesiale, gli Amici e i simpatizzanti.
C’è un campo, nella vita di ciascuno, che attende solo di essere scavato. Un luogo spesso nascosto, ordinario, persino polveroso. Eppure, proprio lì, nel mezzo delle zolle del quotidiano, il Vangelo ci invita a cercare. E a trovare. Così è cominciato il ritiro spirituale del 30 marzo: con la Parola di Dio che parla di un tesoro e di una perla, e con un silenzio che non spaventa ma accoglie.
La lectio divina guidata dalla Prof.ssa Antonella Alì, moglie, mamma e collaboratrice della Missione Chiesa-Mondo, ha preso le mosse dal brano evangelico di Matteo 13, 44-46. Due parabole brevi che parlano di gioia, di ricerca, di rinunce, di “investimenti” e di guadagno. Antonella ci ha aiutati a entrare nel cuore del testo con una meditazione intensa e concreta, intrecciando Vangelo e vita. “Gesù narra le parabole alla folla ma, se aiutati dallo Spirito Santo, ne comprendiamo il vero significato da folla diventiamo discepoli”. Le sue parole ci hanno spinti a guardarci dentro, a invocare lo Spirito, a lasciare che la Parola ci scavasse.
Poi il silenzio. Vero. Custodito. Non un vuoto, ma uno spazio pieno: di domande dettate dalla relatrice, di preghiera, di revisioni profonde. In quel silenzio ciascuno ha potuto sostare davanti alla propria vita, con la libertà di chi cerca e con la gratitudine di chi sa che già ha trovato.
La condivisione comunitaria che è seguita è stata, come sempre, un piccolo miracolo. Storie diverse, voci emozionate e qualche risata. Qualcuno ha raccontato l’incontro con una signora anziana in ospedale, vissuto come un’esperienza tangibile del Regno. Qualcun altro ha parlato di una figlia disabile come di una perla preziosa ricevuta in dono, che ogni giorno insegna pazienza, amore, gratuità.
Si è parlato anche di “ladri” – quelli esterni e quelli dentro di noi – che tentano di rubare il tesoro. E allora è nata l’immagine dell’“antifurto spirituale”, un’espressione che ha fatto sorridere, ma che ci ha lasciati con una domanda seria: cosa facciamo per custodire ciò che davvero conta?
La celebrazione dell’Eucaristia è stata il punto di arrivo e insieme un nuovo inizio. Un momento di comunione profonda che ha prolungato nel pane spezzato ciò che il Vangelo aveva acceso nei cuori. Poi il pranzo fraterno, che è stato – come spesso accade – un prolungamento dell’incontro, un tempo di sorrisi, abbracci, scambi semplici e veri, piccoli gesti che sanno di famiglia. Perché il Regno, come ci ha ricordato Papa Francesco, “è un tesoro che rinnova e dilata la vita quotidiana, che ispira cuori creativi ad amare Dio, gli altri e noi stessi” (Angelus, 26 Luglio 2020). Non lo si trova altrove. È qui, adesso. Nei gesti piccoli. Nell’altro da guardare con gli occhi di Gesù. Nella Parola che brucia dentro.
Scritto da Ludovica Olivieri, MCM
Foto di Giovanni Rondine