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Non siamo all’anno zero

Partecipazione e sostenibilità sociale al centro della tavola rotonda organizzata dalla Famiglia Ecclesiale Missione Chiesa-Mondo

Mercoledì 14 maggio 2025, presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, si è tenuta la tavola rotonda “Partecipazione e sostenibilità sociale – Testimonianze di progettualità condivise”, promossa dalla Famiglia Ecclesiale Missione Chiesa-Mondo in collaborazione con l’Ufficio diocesano della dispersione scolastica, l’Ufficio diocesano della pastorale familiare e l’Università di Catania. L’incontro ha offerto uno spazio di riflessione e confronto su cittadinanza attiva, alleanze educative e rigenerazione sociale.

Una cittadinanza a più voci

Ad aprire i lavori è stato il prof. Carlo Colloca, docente di Sociologia urbana e moderatore, seguito da Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, che ha sottolineato l’importanza di una cittadinanza plurale, capace di ascolto e cooperazione tra istituzioni e società civile. Ha ribadito il valore della scuola e degli spazi pubblici come luoghi in cui si costruisce convivenza e futuro.

Lidia Curcio, responsabile della Famiglia Ecclesiale Missione Chiesa-Mondo, ha invitato a costruire ponti e ad affrontare le sfide della contemporaneità con uno sguardo aperto, superando logiche emergenziali a favore di alleanze educative solide.

Tre esperienze concrete di cambiamento

La piazza che vorrei – Parrocchia S. Lucia in Ognina, Picanello

Padre Gerard Bouzada ha raccontato come, nella comunità parrocchiale di Santa Lucia in Ognina, è stato lanciato un concorso di idee, per immaginare insieme “la piazza che vorrei”. Il disegno vincitore raffigurava la piazza con un campo da calcio, tanti alberi e un’area picnic: un luogo da vivere. A partire dall’ascolto dei residenti del quartiere, l’architetto Orazio Ficarra ha presentato un progetto di riqualificazione, immaginando una piazza-spazio sociale polifunzionale.

La scuola che vorrei – I.C. Montessori Mascagni, San Leone

Il prof. Alfredo Motta, dirigente scolastico dell’Istituto Montessori-Mascagni, ha messo in discussione l’etichetta di “scuola di periferia”, spesso usata come alibi per non cambiare nulla. Ha affermato con forza che la vera emergenza educativa non riguarda i giovani, ma gli adulti, con i quali è necessario stringere alleanze educative concrete, creando una comunità educante territoriale, impegnata in una guerra condivisa contro l’ignoranza, la dispersione e l’emarginazione sociale. Secondo Motta, la “scuola in uscita” deve essere presidio di legalità e luogo in cui si accende la speranza: dove i bambini devono poter sognare un futuro possibile lontano dalla strada.

Il quartiere che vorrei – Comitato Federico II, San Cristoforo

Il prof. Angelo Litrico, presidente del Comitato Federico II, ha riportato l’esperienza di un agire sociale trasformativo, che parte dai problemi concreti per innescare processi di riappropriazione degli spazi comuni. Ha sottolineato come i quartieri popolari si siano degradati anche perché hanno perso la loro vocazione originaria: San Cristoforo, un tempo centro manifatturiero e logistico della città, è stato svuotato dal trasferimento delle attività industriali in periferia. Litrico si è chiesto se riqualificare questi luoghi per il turismo possa essere una soluzione, ma ha ribadito che ogni trasformazione deve nascere attraverso percorsi condivisi con gli abitanti del quartiere.

Lo spazio educa

A seguire, è intervenuta la prof.ssa Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano, ha tracciato una sintesi delle esperienze presentate, evidenziando il ruolo educativo dello spazio urbano. Ha parlato di deficit di natura e di qualità dello spazio che caratterizza alcuni quartieri, contribuendo alla costruzione di disuguaglianze invisibili, che la società tende ormai ad accettare senza scandalo. La città diventa luogo di discriminazioni. Non accettare che il luogo in cui nasci determini il tuo destino è, per Granata, un atto di giustizia e di etica. La docente ha sottolineato l’urgenza di ripensare lo spazio pubblico come luogo di ispirazione, specie per i bambini, come atto di giustizia e visione strategica. Ha ricordato come, nei loro disegni, i bambini includano sempre natura e giochi, perché percepiscono intuitivamente ciò che serve alla crescita. Ha definito i bambini delle periferie come “portatori di competenze di sopravvivenza”, che la scuola ha il compito di valorizzare. Per questo, ha concluso, investire nella scuola è una scelta strategica, perché rappresenta una vera infrastruttura sociale, capace di generare benessere collettivo e migliorare la qualità della vita urbana.

Una chiusura carica di speranza

A concludere è stato ancora Mons. Renna, che ha esortato i giovani a “fare rumore” e a non rassegnarsi. “Non siamo all’anno zero”, ha detto. Esistono risorse ed esperienze vive: ora serve risvegliare le istituzioni e coinvolgere anche i privati per rafforzare una partecipazione collettiva generativa.

Scritto da Prof.ssa Ludovica Oliveri, MCM

 

 

 

 

 

 

 

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