Attraverso cartelloni che riportano i nomi dei paesi in guerra – realizzati dagli alunni delle scuole – la città di Catania si è collegata simbolicamente ai 27 paesi ancora in guerra, esprimendo solidarietà e sollecitando un impegno concreto per porre fine ai conflitti.
La pace è un bene comune che richiede sforzi congiunti a livello internazionale. Per raggiungere la pace è necessaria un approccio umano e una responsabilità condivisa: dialogo, ascolto, lotta ai femminicidi.
“Sentiamo il bisogno di camminare insieme verso la pace – ha detto l’Imam – un cammino di speranza, un cammino comune: non da soli, ma insieme, non in silenzio ma in dialogo, tra gente diversa disposta all’incontro per costruire la pace nei paesi ancora drammaticamente colpiti dalla guerra, una pace non solo proclamata ma vissuta, un cantiere aperto a tutti”
“C’è bisogno – ha detto mons. Renna – di valori fondamentali che guidino la ricerca e che ispirino scelte responsabili, che solo un’intelligenza guidata dalla coscienza può percepire e far sì che siano posti in atto responsabilmente”. Sono i valori dell’inclusione, della trasparenza, della sicurezza, dell’equità, della riservatezza, dell’affidabilità”.
La “Marcia della Pace” a Catania è stata più di un evento locale; è stata una dichiarazione globale sulla necessità di unire l’umanità, la responsabilità e l’intelligenza artificiale per forgiare un futuro migliore. Ha dimostrato che, mentre la tecnologia può essere un mezzo, è l’umanità e la responsabilità condivisa che ci porteranno verso una pace duratura. In un mondo segnato da conflitti e sfide sociali, Catania ha offerto un esempio tangibile di come il dialogo e l’ascolto possano essere la chiave per costruire un mondo più giusto e pacifico.